sabato 21 novembre 2009

Chi ha bisogno dei supereroi?

Tanto più si conosce l’universo DC, tanto più si potrà apprezzare Kingdom come, epopea supereoistica incentrata sul bisogno di supereroi e sul conflitto generazionale, meravigliosamente illustrata, ricca di trovate originali – che dire del vecchio e poco milleriano Batman? – e di citazioni bibliche. Personalmente non sono un fan né del granitico Superman né di certe “ammucchiate” di supereroi che san tanto di carnevalata; ciò non mi ha impedito di leggere con piacere questo romanzo grafico di mitologia moderna cui però manca qualcosa per essere al livello di capolavori come Watchmen o Il ritorno del Cavaliere Oscuro.

sabato 14 novembre 2009

Se una notte d'inverno un viaggiatore

Incipit che si rincorrono e trame lasciate in sospeso per un discorso che invece prosegue con coerenza, incentrato sul libro, su ciò che contiene e su ciò che ne rimane fuori, sul suo rapporto con l’autore e con i lettori, sulle verità che diffonde, sulle menzogne che propina. La prosa di Calvino, talvolta prolissa ma sempre efficace, esce dalla pagina, chiama in causa il lettore, balza avanti e indietro in un gioco di specchi, echi e labirinti terribilmente cerebrale. La lettura stessa diventa trama in un romanzo splendidamente elitario che è anche manuale di narrativa, un libro sui libri, il libro dei libri. C’è anche un po’ di presunzione, questo sì, ma quando si è un genio ce la si può permettere.

Cosa devo fare... per mettergli paura?

Benché approfondisca l’origine del Cavaliere Oscuro, Batman – Year one dedica ampio spazio anche al commissario Gordon, appena arrivato a Gotham e costretto fin da subito a sguazzare nella sua melma. Miller sceglie un approccio introspettivo e verosimile, smascherando le debolezze del poliziotto e del vigilante e lasciando che le loro storie si sfiorino di continuo per poi allacciarsi definitivamente solo nel finale, prima che l’indiretta apparizione del Joker segni l’inizio vero e proprio della saga del Pipistrello. Notevoli i disegni di David Mazzucchelli, bella la comparsa di Catwoman, come pure le battutine sul “tizio di Metropolis”.
Fumetto da leggere, casomai non si fosse capito.

venerdì 13 novembre 2009

Ora... sarò un vero rocknrolla

Guy Ritchie ci ha riprovato. La formula di Rocknrolla è quella che gli ha portato fortuna: mix di delinquenti vari, storie intrecciate, montaggio e colonna sonora frenetici, turpiloquio, ironia e pistole. Benché Snatch rimanga irraggiungibile il tentativo è onesto: attori azzeccati, meccanismo narrativo discretamente oliato e un colpo di scena finale che riesce a non essere prevedibile.
Finale aperto ad un possibile seguito; speriamo che il buon Ritchie non tiri troppo la corda.

mercoledì 11 novembre 2009

Il bandito che voleva tutto. E subito

Per più di due ore Depp e Bale si muovono come squali in un mare nero di cappotti, uniformi e macchine, un mare nel quale guardie e ladri diventan difficili da distinguere. La loro interpretazione è sobria, controllata – a volte verrebbe da dire sottomessa – dalla regia solida e compatta di Mann. Il risultato è un gangster movie classico e bello, che ricorda molto Miami vice nelle riprese, nei colori e in una certa freddezza stilistica. La Grande Depressione c’è ma non si vede e Dillinger, benché acclamato come un novello Robin Hood, non è altro che un bandito più carismatico e meno violento degli altri, schiavo della propria adrenalina.

sabato 7 novembre 2009

Disintegro una nuvola, mi mantiene in forma

È possibile fare un film pacifista privo di retorica e ingenuità, visceralmente e satiricamente comico ma mai superficiale, veloce e senza sbavature, ricco di trovate geniali e, soprattutto, con un finale azzeccato?
Sì, è possibile, basta inventarsi la storia di un’unità di hippie-psico-guerrieri autonominatisi cavalieri jedi, reclutare un cast della madonna – Clooney e Bridges sono meravigliosi – e affidare il tutto a un regista esordiente/sceneggiatore affermato. E poi aggiungere la proverbiale ciliegina sulla torta.
La capra.

lunedì 2 novembre 2009

L’Apocalisse è già qui

Graphic novel tutta italiana, United we stand racconta un futuro pericolosamente vicino, segnato dalla guerra cino-americana e, in Italia, dal primo colpo di stato dell’era repubblicana; lo fa con efficacia e intensità, creando un’atmosfera credibile e trascinando fin da subito il lettore nel cuore degli eventi. Pochi personaggi ma ben tratteggiati, ritmo serrato, inquadrature cinematografiche e una sceneggiatura solida ben mescolata con la storia italiana più cupa e contemporanea. Cosa chiedere di più?
Ma il progetto non si limita a questo: da tenere d’occhio il sito.

Senza mezze misure: o ti diverti o ti fa schifo


The Spirit è grezzo e volgare, un baraccone surreale che spesso esagera e non fa nessuno sforzo per andare al di là dello schema “pupe & cazzotti”. All’inizio sembra la brutta copia di Sin City, una sorta di caricatura mal riuscita; poi però entra in scena Samuel L. Jackson, sempre più a suo agio quando si tratta di sguazzare in certi ruoli, e dà il giusto tono al film. Ora samurai, ora gerarca nazista, ora scienziato pazzo, ora tamarro impellicciato, il buon Samuel ruba la scena a tutti, riuscendo quasi (quasi) ad adombrare la parata di fighe presenti, a parte forse lei*.
Il ritmo incalzante e un protagonista tutto sommato decente fanno il resto.
Abbassate le aspettative e godetevi la giostra.

* Per chi non l’avesse riconosciuta da questa angolatura, si tratta di Eva Mendes.